venerdì 4 gennaio 2013

Kyoto - Kobe


Per poco a Tokyo, è una sfida al non perderci per raggiungere la partenza dei pullman.
Il palazzo Shinjuku Sumitomo sommerso in una foresta di altri palazzi a vetri e cemento armato si raggiunge guardando lo schermo del GPS e mai le strade senza nome e numeri.
Porta a spinta, scale mobili e veniamo indirizzati alla sala d'attesa per poi cercare un posto in cui mangiare. Il quartiere fatto di uffici mantiene tutto chiuso tranne un ristorante in stile americano.
Sfruttano il deserto della zona, bande di ragazzi scuri raggruppati di fronte agli specchi degli edifici di cristallo armati di stereo a basso volume se non addirittura cuffie, provando in sincronia e rigoroso silenzio passi e piroette, sfruttando al massimo lo spazio della palestra a cielo aperto che la città offre loro.
Cena veloce e torniamo a capire quando e da dove partire.
Gli annunci e i tabelloni in soli kanji costruiscono un filo leggero di ansia sulla nostra attesa. Ci verranno a prendere, dicono, ed aspettiamo a vista, non lontano dal banco di smistamento. Non ci sono altri occidentali, non ci mancheranno.
Ci mancano. Mi avvicino al banco e indicando la nostra destinazione e l'ora di partenza, cinque minuti fa, si affrettano a chiamare un collega che con passo veloce ci porta alla piattaforma. Attraversiamo la strada deserta senza badarci troppo quasi correndo e un tipo ci ferma e ci forza ad attraversare sulle strisce, tre metri più in là, tre metri più lontano dal nostro pullman.
È pieno e ci aspettano, i nostri posti sono quelli desiderati rosati e futuristici con una tettoia che funzionerà da involucro per proteggerci dal fastidio della luce. Tutto è pronto per una traversata magistrale, ci sono tutti gli ingredienti, coperte comprese, spazio tra le poltrone, giapponesi educati.
Dormire è impossibile e va da sé. Il rumore, lo scomodo, l'alternarsi delle luci della strada, altri insonni con telefoni e tablet accesi in faccia.

 Nel buio delle sei del mattino veniamo catapultati fuori al freddo davanti ad un negozio qualsiasi di cibo pronto dove tutti si infilano per prendere cose perché sono stati indirizzati lì. Non troviamo niente di decente e ce ne andiamo in direzione del nostro prossimo ryokan anche se adesso è chiuso. Davanti alla stazione dei treni altri posti senza personalità e sevenileven sono le uniche vetrine luminose. Ci incamminiamo per strade isolate per capire dove più tardi dovremo andare e senza arrivarci il freddo ci costringe alla ritirata ed entriamo per qualche ora in uno dei caffé visti passando.




L'alba fuma di caffé e le prime auto solcano le strade.
Arriva l'ora in cui il ryokan potrebbe essere aperto e ci accolgono, fortunati, dicendo che la nostra stanza è già libera anche se da sistemare, che ci da la possibilità di lasciare gli zaini e sciacquarci il pullman di dosso e farci un giro in zona.


Abbiamo la mappa che ci hanno lasciato per capire dove siamo e il GPS, dovremmo essere a posto per oggi e ci perdiamo per la città.





Capitiamo al templio Higashi Hongan-ji semideserto, e la neve sottolinea il motivo per il quale i nostri piedi sono congelati. Le scarpe fuori ad aspettare non ci aiuteranno.


In pochi minuti il sole è di nuovo fuori e ci inoltriamo più in là nel giardino Shosei-en.
Oasi verde contornata di architettura sterile e meccanica, le auto in corsa tutt'attorno sembrano un po' più lontane di quello che sono e ci lasciamo cullare dalla parentesi tradizonale fatta di costruzioni in legno, alberi forzati in forma e un lago da attraversare sul dorso di un ponticello.






Torniamo al ryokan aspettando Teppei, amico sul territorio inglese appena ritrasferito qui per star dietro ai parenti rimasti.
Ci mette del tempo a trovarci perdendosi varie volte, poi un'auto argento si avvicina tagliando le strade strette e una mano saluta da dietro il vetro riflesso; intuisco che sia lui ma non lo riconosco. Poi sì, è lui, solo coi capelli più corti.
Si offre di scortarci in auto in giro per la città intasata dal traffico ed è strano vederci, fuori contesto, dall'altra parte del mondo, lui che guida accompagnato dalla bella Maiko che dice di essere un'amica d'infanzia.
Orgoglioso di vederci qua, ci porta subito a mangiare in un ristorante dove si mangia una soba tradizionale di “spaghetti e aringa” tipica durante il periodo delle feste di capodanno.


Digeriamo camminando per le strade là attorno un po' tradizionali un po' turistiche.





Arriviamo al santuario Yasaka lasciandoci coinvolgere dalla tradizione giapponese di visitare i luoghi sacri in questo periodo e ci trasformiamo in folla di colori e confusione.


Orgoglioso, Teppei ci parla di Kobe dove è nato e vorrebbe talmente tanto portarci che siamo in autostrada dove gran parte del percorso lo passo dormendo, cullato dai sedili morbidi e il riscaldamento acceso con contorno di musica giapponese e flamenco.
Ci indica dove vive, lassù sulla collina e ci fermiamo in centro a raccogliere la sorella che ci ha raggiunti.
Le nuove costruzioni sono una fortezza di architettura occidentale ripiena di negozi di moda.
Ci parlano del terremoto che l'ha rasa al suolo nel '93, dell'aspetto “cool” della città così diversa dalle altre essendo la prima che ha accolto le navi piene di merci e notizie dal mondo appena riaperto alla fortezza Giapponese qualche decennio fa.
Ci parlano di quello che vorrebbero farci mangiare, specialità di carne ottenuta da manzi massaggiati nutriti a birra e musica classica e il loro imbarazzo nel non conoscere dei ristoranti dove farne esperienza, gente del luogo abituata a cucinarsela a casa.
L'imbarazzo si trasforma in frenesia e dopo un po' di passeggio sfrenato e ricerche saliamo un edificio multipiano entrando nel ristorante che segnerà la storia delle nostre esperienze culinarie.
La cena è un susseguirsi di orgasmi papillari, lacrime di gioia trattenute, sorrisi, chiacchiere e bevute. Pochi i termini del dizionario per descrivere il continuo flusso di nuove scoperte di sapori ad ogni nuovo piatto.





























E il tempo uccide ogni buona esperienza.
Ci accompagnano frettolosamente alla stazione per prendere l'ultimo treno per Kyoto.



referenze

Willer travel
http://willerexpress.com/en
Latitudine: 35.691304 (35° 41' 28.69'' N)
Longitudine: 139.692589 (139° 41' 33.32'' E)

Il ryokan
Nagomi yu
94 Kamiwakamiya-cho Wakamiya-dori Rokujo Nishi-iru Shimogyo-ku Kyotoctiy
Kyoto 600‐8313
https://www.nagomi-kyoto.com
http://nagomi-yu.com
Latitudine: 34.994171 (34° 59' 39.02'' N)
Longitudine: 135.756396 (135° 45' 23.03'' E)

Il templio Higashi Hongarn-ji
日本
〒600-8505 京都府京都市下京区烏丸通七条上る常葉町 7 5 4

Il Giardiono Shosei-en – 渉成園
http://higashihonganji.or.jp/worship/shoseien
Latitudine: 34.991921 (34° 59' 30.92'' N)
Longitudine: 135.763190 (135° 45' 47.48'' E)

Il ristorante della soba con le aringhe
all'angolo tra Shijo Dori e Kawabata Dori
alla fremata della metro Gion Shijo
Latitudine: 35.003680 (35° 0' 13.25'' N)
Longitudine: 135.772267 (135° 46' 20.16'' E)

Il santuario Yasaka
6 2 5 Gionmachi Kitagawa
KyotoHigashiyama Ward, Kyoto Prefecture 605-0073, Japan
http://web.kyoto-inet.or.jp/org/yasaka

Il ristorante a Kobe
Cosmic Diner
ゆずの小町 三宮
クィーンズコーストビル7F
1 丁目-9-8 Kitanagasadori, KobeChuo Ward, Hyogo 
Latitudine: 34.692695 (34° 41' 33.70'' N)
Longitudine: 135.191561 (135° 11' 29.62'' E)
www.cosmicdiner.com

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