La sveglia tardi ci rimette in pari con il Jet Lag e siamo sul fuso orario giusto adesso.
Durante il tragitto verso la stazione
della metro il GPS non ne vuole sapere di aggangiare il satellite e
ci orientiamo a braccio. La città senza nomi alle strade è impossibile da percorrere se non si hanno i riferimenti acquisiti
abitandoci e infatti ci perdiamo.
Camminiamo per un po' pensando di
riconoscere i luoghi e intuire le svolte senza arrivare da nessuna
parte. Poche persone per strada e le strade semideserte aggiungono un
senso surreale al tentativo di ritrovarci. Quando finalmente troviamo
una mappa siamo fuori dal quadro e dobbiamo camminare indietro.
Ale si aiuta contro il freddo grazie
alle miriadi di macchine distrubutrici di bevande calde disseminate
in ogni strada a distanza di pochi metri l'una dall'altra.
Arriviamo alla stazione un'ora e mezza
dopo il previsyo e ci spostiamo a Ueno scivolando dentro al parco.
Gruppi di persone si accumulano al
templio Kiyomizu Kannon-do per ringraziare ed augurarsi un buon anno.
Ci mettiamo in coda premurosi di non essere in grado di suonare la
campana come la forma vorrebbe ma non ci è stato fatto notare e
seguiamo il flusso verso l'uscita. Il percorso continua in altre parti
del templio con altre campane ed altri desideri appesi a larciarsi
esaudire.
Attraversiamo il viale che divide il
parco e una fila di persone ancora più lunga della precedente si
accalca all'ingresso del templio al centro dello stagno Shinobazu. Ci
godiamo la camminata lì attorno, osservando le varie attività delle
persone al giorno di festa, chi prega, chi si gode un giro in barca,
chi cammina o amoreggia sulle panchine, chi legge, chi disegna e chi
da del cibo ai passerotti.
Il crepuscolo non tarda a venire
ricordandoci che dovremmo pranzare e trovare della connessione wi-fi
per chiamare Nicola. Ancora edifici alti e insegne luminose ci
scortano lungo le strade. La nostra attenzione si sposta su una sala
Pachinco ed entriamo per vedere l'effetto che fa.
Prima di uscire vengo fermato in corsa da un addetto alla sicurezza che con le braccia incrociate a X davanti al volto mi fa capire che non posso fotografare. Chiedo scusa mimando che sono stupido e già mi immagino chiuso in ufficio circondato da un gruppo di freddi yakuza a pagare per quello che ho fatto, mettendo a repentaglio l'anonimato della clientela sull'orlo della bancarotta per il trofeo di palline.
Lui si inchina invece, chiede scusa e se ne va. Esco prima che ci ripensino.
Pranziamo soddisfatti in un ristorante
tipico di fronte alla sopraelevata del treno ed arriviamo ad
Akihabara immersi nel mercato; la città elettrica è ancora una
volta una festa di insegne luminose accompagnate stavolta da “Maid
Bar” sparsi. Proviamo ad entrare in uno per vedere cos'è. Sui vari
piani si intuiscono diversi livelli di eperienze e necessità a
seconda se si vuol solo bere in compagnia o mangiare un pasto completo,
sempre serviti da ragazzine vestite da scolarette dai sorrisi e gli
occhi grandi.
Negli angoli delle strade in penombra
drappelli di persone si congregano per scambiarsi fumetti e foto dei
loro idoli goth-maid.
Il freddo e la stanchezza ci spingono a
cambiare zona arrivando a Shibuya sempre in cerca di wi-fi e ceniamo
a poca distanza dal pranzo nello stesso ristorante con la macchinetta
automatica dove siamo stati portati un paio di giorni fa.
Referenze:
Ueno Park
Latitudine: 35.712580 (35° 42' 45.29'' N)
Longitudine: 139.773570 (139° 46' 24.85'' E)
Akihabara
Latitudine: 35.698780 (35° 41' 55.61'' N)
Longitudine: 139.774396 (139° 46' 27.83'' E)
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